La chiesetta nel tempo
Non si hanno notizie certe sull'origine di S. Cosmo (nome popolare della chiesetta campestre dedicata ai SS. Cosma e Damiano), che valenti storici fanno risalire di S.Gregorio e di S.Martino.

Lo studioso pagnanese Don Carlo Bernardi nella sua Guida di Asolo ricorda che la chiesetta con la costruzione adiacente fu dapprima casa per pelligrini sorpresi dalla notte epoi piccolo eremo per monaci.
Nel 1874 fu ricostuita dal benemerito Arciprete Don Vittorio Franchi, e impreziosita da due grandi affreschi di Noè Bordignon, artista di S. Zenone, raffiguranti "La gloria dei santi martiri Cosma e Damiano" e "La visione di Ezechiele - la risurrezione dei corpi".

La chiesetta conserva inoltre due pregevoli opere degli artisti pagnanesi: un "Crocifisso ligneo" del Torretto e sull'altare il baldacchino e il tabernacolo del Bernardi.

Con il restauro si è riportato alla fisionomia originale dell' Ottocento l'interno. Qundo il Camposanto fu trasferito a circa 200 metri dalla chiesa, la popolazione stabilì un rapporto tra le due realtà che assunsero entrambe lo stesso nome, San Cosmo.
E la gente vi si affezionava sempre più, per la sua aria familiare e campestre. Ma un vincolo di profondo affetto si instaurò nel 1943, quando la devozione popolare affidò ai SS.Cosma e Damiano la protezione dei pagnanesi al fronte o prigionieri, vincolandosi con voto ad acquistarne le statue ed a portarle in solenne processione nel giorno della loro festa, a fine settembre.
La tradizione continua, anche se priva del contorno di sagra paesana: resta lo scampanellio delle due campanelle vivaci, la benedizone con l'ampolla delle reliquie, la presenza degli Alpini e i canti del Coro parrocchiale.
Negli anni '70 il Gruppo Alpini di Pagnano si è associato alla organizzazione della festa incaricandosi di portare in processione le statue dei Santi ch ha donato alla chiesetta.
Partecipano attivamente anche l'Associazione "Trevisani nel mondo" e il Gruppo AVIS di Pagnano.

Il viale alberato va incontro alla chiesetta. Dua filari simmetrici di tigli, in un unico abbraccio con la facciasta principale, accompagnano discreti fino al piazzale e custodiscono silenti le preghiere dei fedeli.

 

La facciata, con una composizione a tre archi rampanti, portasubito alla memoria la chiesa di San Zaccaria a Venezia progettata nel 1550 da Mauro Condussi.
La tripartizione esterna sembra suggerire un interno a tre navate ma le esigue dimensioni non lo consentono e petanto le lesene esterne hanno lo scopo di ingentilire la composizione.
Sulla destra il campanile a base quadrata sorregge una cella campanaria aperta sui quattro lati con bifora di pietra arenaria locale.
La copetura di protezione è assicurata da un tamburo ottagonale.

 


 
 

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